Marika Cassimatis
Candidata a Presidente della Regione Liguria 2020
Laureata in Scienze Politiche e in Geografia, dottorato in Scienze Geografiche Cartografiche e ambientali, insegnante di Geografia economica presso un Istituto Tecnico Commerciale di Genova.
Risposte ai quesiti sui CdF
Quesito 1.
Secondo Lei, quali sono i vantaggi e gli svantaggi per un Amministrazione pubblica nell’adottare strumenti per co-programmare, co-progettare e co-gestire con i privati attività e interventi di interesse comune ?
Cassimatis : Questa domanda è molto centrata sulle esigenze di una pianificazione sinergica del territorio, volta a garantire la sostenibilità della pianificazione territoriale in un’ottica di collaborazione con tutte le realtà presenti sul territorio. L’importanza dell’unità di bacino idrografico, che va pianificato come un unicum, necessita per forza di cose il coinvolgimento di tutti gli attori che insistono sul territorio. La corretta pianificazione per il contrasto al dissesto idrogeologico deve mettere in campo tutte le risorse possibili, in particolare noi di Base Costituzionale riteniamo strategica l’agricoltura di versante che può utilizzare risorse proprie ( UE) e costituisce parte integrante delle politiche di contrasto al dissesto idrogeologico. Inoltre attiva processi di filiera produttiva di qualità che porta occupazione e riuso di terreni incolti. Su questo capitolo ci vuole uno specifico impegno da parte della pubblica amministrazione
Quesito 2.
Lei ha già avuto occasione di partecipare alla definizione di un CdF ?
Cassimatis : No, ma ritengo estremamente interessante questo strumento che porta l’attenzione al bacino idrografico nel suo complesso e non a singoli segmenti dello stesso.
Quesito 3.
Pur senza esserne coinvolto direttamente, Le è già capitato di osservare dall’esterno le attività di un CdF ? Che ne impressione ne ha avuto ?
Cassimatis : Non ho avuto questa opportunità
Quesito 4.
La Liguria, fino a questo momento, appare più indietro rispetto ad altre Regioni italiane nell’implementazione di questi strumenti di governance. Secondo Lei, quali ne sono le cause più determinanti ?
Cassimatis : Le cause sono diverse :
a) limite culturale ad un approccio di tipo geografico al territorio e ai suoi bacini idrografici
b) una scarsa capacità tecnica c) input politici ed economici che provengono dall’esterno del territorio
d) una burocrazia che frena le dinamiche territoriali e la mancanza di una capillare informatizzazione dei dati territoriali e della cartografia digitale
e) infiltrazioni mafiose che rispondono a loro interessi deviati
Quesito 5.
Nel programma di governo regionale che Lei intende sviluppare, è contenuto lo sviluppo anche in Liguria dello strumento dei Contratti di Fiume ?
Cassimatis : Nel punto 3 del nostro programma, reperibile su www.basecostituzionale.org, abbiamo inserito il vostro documento a integrazione di quanto già previsto per il contrasto al dissesto partendo da un approccio nuovo che considera il bacino idrografico come unità di pianificazione. La nostra è una lista civica, non è unn partito, e il suo scopo è di mettere in contatto i territori, le associazioni, i cittadini con le istituzioni quindi sempre aperti a contributi costruttivi. Non abbiamo segreterie che impongano pianificazioni pre costituite e decise fuori dal territorio in oggetto.
Quesito 6.
Lei ha proposte specifiche per incoraggiare lo sviluppo dei Contratti di Fiume in Liguria?
Cassimatis : Entrando in Regione attiveremo immediatamente dei tavoli di lavoro per concretizzare le sinergie del territorio, chiamando le componenti tecniche esperte per la stesura operativa. Per quanto riguarda i contratti di fiume, il TNCDF regionale sarebbe immediatamente operativo.
Quesito 7.
Lei pensa che nel bilancio regionale sarà possibile reperire risorse economiche, da dedicare specificamente allo sviluppo dello strumento dei Contratti di Fiume ?
Cassimatis : Certamente, recuperando anche fondi nei capitoli destinati al contrasto al dissesto e per l’agricoltura di versante, come già indicato in risposta alla prima domanda. I progetti Europei possono essere una buona soluzione, al punto 10 del nostro programma (www.basecostituzionale.org) prevediamo di costituire immediatamente un team di esperti progettisti di bandi europei al servizio dei cittadini e dei comitati.
Quesito 8.
Lei ritiene che sia utile strutturare e/o potenziare uno specifico Ufficio Regionale in grado di svolgere attività di supporto e di orientamento per l’implementazione dei CdF negli ambiti territoriali dei bacini idrografici liguri ?
Cassimatis : Su questo punto ad oggi non sono in grado di dare una risposta, non avendo a disposizione dati e informazioni utili a definire questo tipo di ipotesi. Certamente il Contratto di Fiume viene posto al centro del nostro interesse di pianificazione del territorio.
Quesito 9.
Secondo Lei, quali sono le principali criticità liguri che i CdF possono contribuire ad affrontare e le opportunità che potrebbero contribuire a cogliere ?
Cassimatis : In parte credo di aver risposto nei punti precedenti. Aggiungo che affrontare la pianificazione di tutto il bacino idrografico dovrebbe aiutare in particolare i piccoli comuni di vallata che spesso per poche risorse non riescono ad attuare una pianificazione tecnica di livello e di qualità. La creazione di una rete solidale tra comuni può essere la soluzione agli squilibri economici e sociali del territorio.
Quesito 10.
Che tipo di soluzioni e visioni ha per gestione dei Fiumi e Torrenti in Liguria ? Secondo Lei, in che modo è possibile conciliare le esigenze di sicurezza idraulica, sviluppo economico e tutela dell’ecosistema fluviale ?contribuire a cogliere ?
Cassimatis : La nostra soluzione è l’attivazione dell’agricoltura di versante, utilizzando anche terreni incolti assegnati a giovani e disoccupati. La coltivazioni di piante come la lavanda, per esempio, al di sopra dei 400-500 metri di quota permette di attivare una filiera di produzione sostenibile, crea posti di lavoro, favorisce il contrasto al dissesto controllando il deflusso e i tempi di corrivazione delle acque meteoriche. Infine il valore aggiunto costituito dal paesaggio coltivato a lavanda, come in Provenza o in altre realtà regionali italiane, permette di attivare un turismo verde e di entroterra. Alla lavanda si possono certamente sostituire altre coltivazioni in base alle caratteristiche dei suoli e dei territori.
Per quanto possibile infine rinaturalizzare il corso dei torrenti e liberare le aste terminali dal tombinamento, recuperando aree golenali per arginare i danni alluvionali nel fondovalle.